Omega 3
Una volta, in tempi lontani, la parola Omega era una cosa molto seria ed importante.
Pochi ne conoscevano il significato e la conoscenza di questo rappresentava uno spartiacque tra persone di cultura e persone che, senza essere ignoranti o analfabeti, purtuttavia non potevano considerarsi di grande e superiore istruzione.
Omega, ultima lettera dell’alfabeto greco, nel quale la prima era l’Alfa, seguita subito dalla seconda beta, donde è evidente l’origine del termine, con poca fantasia di “alfabeto”, rappresentava il primo contatto, per noi bambini, con il mistero della religione e con i suoi simboli misteriosi, che cominciavano ad esserci rivelati al catechismo in previsione della prima Comunione.
Su alcune immagini sacre rappresentanti, mi sembra di ricordare, Gesù, forse sulla croce, al posto della iscrizione INRI, sovrastante Gesù stesso crocifisso, e di cui imparammo subito a memoria il significato, comparivano, con nostro grande stupore, due segni complicati ed indecifrabili, che ci veniva spiegato essere proprio le lettere alfa ed omega, la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco, naturalmente antico, a rappresentare che Dio è l’inizio e la fine di ogni cosa.
Ci fidavamo e non avendo ancora sviluppato alcuno spirito critico, davamo per buono tutto quanto ci venisse detto da un grande, soprattutto ed a maggior ragione, se indossasse una tonaca sacerdotale.
Erano ancora e per fortuna, ben lontani i tempi della contestazione studentesca, del ’68, della messa in discussione di tutto e tutti, e lontanissimi, impensabili, inimmaginabili i tempi della crisi attuale della Chiesa, con la caduta vertiginosa delle vocazioni, lo scandalo dello IOR e horribile dictu, della pedofilia in seno alla istituzione ecclesiale, al di sopra di ogni sospetto, blasfemo al solo pensarlo.
Passarono poi gli anni della infanzia e della primissima adolescenza, in cui l’Omega cadde in una specie di oblio, di sonno psicologico e della coscienza, dal quale la risvegliava solo, di tanto in tanto, l’orologio “Omega” di mio padre, l’orologio d’oro, l’orologio buono, dei giorni di festa, ma quelli veri e veramente importanti, non le qualsiasi domeniche che ogni settimana si ripetevano con pedissequa monotonia, e che si qualificavano, come giorni “diversi”, solo per le pastarelle che allietavano la tavola, ma non me al quale non piacevano e per la incontenibile noia mortale assecondata dal rumore di sottofondo delle partite di calcio trasmesse per radio.
Mio padre indossava, in quei giorni di festa speciali, rarissimi, in quelli e solamente quelli, il suo orologio buono, d’oro vero, di marca appunto “Omega” e che portava stampigliato sul quadrante uno strano disegnino che io ormai conoscevo e riconoscevo, quale l’ultima lettera dell’alfabeto greco, come ci aveva spiegato al catechismo Padre Desiderio, con fare serio serio e severo.
Il che mi faceva apparire l’orologio d’oro di mio padre ancora più importante e con esso anche lui.
Trascorsero poi gli anni, alcuni, pochi, ma che a me sembravano lunghissimi e terminate le scuole medie, contro la mia volontà, ché invece desideravo veder conclusa la mia esperienza dolorosissima della scuola, venni iscritto al Liceo classico, che nei primi due anni e secondo una logica a me incomprensibile e sconosciuta, si chiamava Quarto e Quinto Ginnasio.
Qui con sforzo immane e dolorosissimo, già dai primissimi giorni, fui costretto ad imparare ex novo un nuovo alfabeto, difficilissimo e complicatissimo, somigliante ai geroglifici egizi, nel quale però da subito riconobbi, con ansia e soddisfazione, due vecchie e familiari amiche, la prima e l’ultima lettera, l’Alfa appunto e la nostra protagonista Omega.
Ciò mi dette un pochino di gioia, felicità sarebbe un termine eccessivo per esprimere quanto provai, ma nello sgomento di quei primi giorni tragici, mi sembrò una zattera per un naufrago in procinto di annegare.
Mi aggrappai alla mia amica Omega, proprio come un naufrago, con la forza della disperazione, di chi si sente perduto in un mare di sgomento e di novità inquietanti ed angoscianti e mi tornarono alla mente le immagini familiari e rassicuranti dei santini della prima infanzia, con l’effige di Gesù sulla croce e naturalmente anche l’orologio d’oro di mio padre.
Mi si scusi l’accostamento che potrebbe apparire blasfemo, ma non lo è nelle mie seppur laiche intenzioni.
Ma dopo alcuni giorni e defatiganti sforzi sovrumani, necessari per impadronirmi del nuovo e misterioso alfabeto, quando questo era divenuto di mio dominio, non dico familiare, perché non lo fu mai, questo stesso alfabeto, ed in particolare proprio la lettera Omega divenne per noi studenti del Liceo classico e che ci sentivamo una elite culturale, il simbolo, l’emblema, lo stendardo, il guiderdone, di una superiorità di appartenenza, che ci elevava al di sopra dei “fratelli minori” dello “Scientifico”, che il Greco e con esso il suo alfabeto non conoscevano punto e ancor di più, con distanze incolmabili, al di sopra dei “cugini” poveri degli Istituti Tecnici, che li avrebbero resi ragionieri, geometri, maestri elementari, e quant’altro, ma ben al di sotto di noialtri che già ci distinguevamo per conoscere un alfabeto segreto agli altri precluso e solo a noi “iniziati” aperto e disponibile.
Nulla importava se io di Greco, non riuscivo ad apprendere nulla e così lo stesso anche per le altre materie.
Purtuttavia sedevo assieme e facevo parte di un “circolo di eletti” che ben conoscevano e dominavano il significato della lettera Omega.
Per questo motivo tale lettera, affascinante nelle forme e nella sostanza, è sempre rimasta per me simbolo e suggello della conoscenza, a pochi riservata, eletti o si potrebbe dire addirittura iniziati, anche se per me e solo per me aveva un significato terzo individuale e personalissimo, mai rivelato agli altri fin ora e che solo adesso mi accingo a svelare.
Essendo essa lettera Omega, l’ultima dell’alfabeto ed essendo io sempre l’ultimo della classe, in qualunque classe o scuola mi trovassi, mi sembrava particolarmente familiare, a me cara e vicinissima nella sofferenza, tutta speciale di essere assieme ultimi sempre, per definizione e destino imperscrutabile.
A nulla valeva la consolazione, che spesso ascoltavo in chiesa la domenica secondo cui “gli ultimi saranno i primi”.
Questa rivoluzione per me non c’è mai stata, fino ad ora, e neppure, mi sembra, per la mia sorella Omega, che poverina continua imperterrita ad essere ultima in un alfabeto sempre più sconosciuto ed in disuso, per gioia e soddisfazione di tutti coloro che tale alfabeto non l’hanno mai studiato a scuola.
Ma solo da poco ho appreso, con gioia e soddisfazione, che la mia sorellina e compagna di sventure, lettera Omega è nata a miglior vita e gode di una fama e di una popolarità inattesa quanto inaspettata ed è sulla bocca di tutti, e non solo in senso figurato, ma anche materiale, come scopriremo tra poco.
Essa è diventata infatti improvvisamente famosa e di fama a dir poco mondiale, da quando si sono improvvisamente scoperte le proprietà taumaturgiche, miracolose e sorprendenti dei cosiddetti Omega 3 negli alimenti, componenti indispensabili della vita stessa sulla nostra Terra, senza i quali qualsiasi forma di sopravvivenza sarebbe impossibile.
Senza essi il mondo sarebbe completamente diverso e forse la specie umana non sarebbe mai comparsa in questo. Ma quand’anche l’uomo fosse comparso e fosse riuscito a sopravvivere, la sua stessa esistenza sarebbe stata miserrima, infelice, disperatissima e senza luce alcuna di speranza e giammai di felicità alcuna.
Un oscurissimo e buio Medio Evo, continuo e disperato, senza alcun successivo Rinascimento luminoso.
Tutto questo arguisco e desumo da quanto leggo e ascolto a proposito dei suddetti Omega 3, divenuti improvvisamente protagonisti assoluti della nostra vita e fondamentali ed indispensabili al pari dell’acqua stessa.
Giornali, riviste specializzate e non, radio, televisione, internet, li vedono ormai come elementi indispensabili, componenti indiscussi della nostra epoca, che alla Storia dei posteri passerà appunto come l’evo Omega 3 e ora anche nei salotti buoni e nei circoli letterari non si fa altro che parlare di questi.
Ho visto persone in istrada, dopo i saluti e i convenzionali convenevoli, invece che discettare amabilmente sul tempo, come una volta era d’uso, scambiarsi quasi di nascosto e con timore di essere ascoltati da orecchie indiscrete, gli ultimi approfondimenti e acquisizioni in tema di Omega 3 e di alimenti maggiormente ricchi di questi preziosissimi componenti, alimenti che naturalmente sono divenuti introvabili e preziosissimi, più dell’oro stesso, acerrimamente contesi e sottratti agli altri ingenerosamente.
Cosa siano, di preciso, questi Omega 3 ancora non l’ho compreso bene, e temo di chiedere lumi per non apparire sprovveduto, ma ho ben capito e interiorizzato che proprio non potrei più farne a meno anche io e con gioia e giubilo mi associo a quanti inneggiano e sono alla continua ricerca, per ogni dove di questi fantomatici Omega 3, ma, me lo si consenta, con la segreta, personalissima, oscura e nascosta speranza, che la inattesa fortuna che ha coinvolto inaspettatamente la lettera Omega, facendola assurgere agli onori della fama, costringendola da che era ultima a diventare prima super pares, tocchi un pochino anche me.
Non aspiro certo, anche perché sarebbe impossibile, a diventare primo in qualche cosa, ma almeno a collocarmi in una modesta e dignitosa, tranquilla “aurea mediocritas” che già mi sembrerebbe tantissimo.
Domenico Mazzullo