“Morire dev’essere come addormentarsi dopo l’amore, stanchi, tranquilli e con quel senso di stupore che pervade ogni cosa”
Piergiorgio Welby
“Voglio morire con le scarpe allacciate”
Bruno Bettelheim, psichiatra ottantenne morto suicida in una casa di riposo per anziani.
Se e quando io non sarò più io
(preghiera per l’uomo-albero)
Grazie per avermi dato
una seconda giovinezza
grazie per amarmi
grazie per leggere, giocare e parlare
con me
di tutto ciò che ti interessa
e mi interessa
grazie per correre con me
per camminare con me
nell’ombra dei boschi o sulle pendici
dei monti
colorati di ginestre
grazie per abbracciarmi
per fare l’amore con me
con il corpo e con il cuore
per salire in alto con me
come su un aliante
sollevati da una corrente calda
sempre più in su
fino a stancarci.
E grazie per quando
io più vecchio di te
non potrò più correre
io indebolito
non potrò più seguirti
io più stanco
faticherò ad amarti
grazie di essere con me
di sostenermi
di lasciarmi appoggiare
perché so che per te
la vita con me non è solo sesso
non è solo correre e giocare
la vita è anche solo un sorriso
una parola una carezza
e queste sarò sempre in grado
di dartele, anche da vecchio.
Ma se e quando io non sarò più io
quando la vecchiaia o un male oscuro
mi strapperanno da me
quando qualcosa di misterioso e inesplorabile
mi dividerà in due –
la mia anima la mia mente e il mio
cuore
proiettati per sempre negli spazi
il mio corpo immobile
su una sedia a rotelle –
quando ridotto ad albero
non potrò neanche sorriderti
perché non capirò più
cosa sei tu
e cosa sono io
allora amore
dovremo separarci.
Io non ti ringrazio
per quello che farai
per quell’Uomo-Albero
Uomo-Sasso
Uomo-Carne
Corpo grossolano
Pura materia
senza luce dell’anima
senza cuore
senza sorriso
che porterà. il mio nome
ma non sarò più io.
Io, amor mio, mentre tu ti sacrifichi
per quella cosa inerte
io sarò altrove
sarò a passeggiare tra le nuvole
sarò sulla cima dell’Epomeo
a veder sorgere il sole
sarò sullo Sciliar
a giocare con un deltaplano,
sarò a meditare
in una grotta delle Egadi.
Io, amor mio,
sarò nei libri che ho letto e in quelli
che ho scritto
sarò nella memoria
delle persone che mi hanno incontrato
e mi hanno voluto bene
sarò negli occhi delle mie figlie
sarò nel tuo cuore
sarò dovunque
tranne che là
in quella controfigura umana
in cui non mi riconosco
e che non avrà più niente
a che vedere con me.
Perciò ti prego amore mio,
parlo seriamente,
non voglio sacrifici
specie se inutili.
Quando vedrai che non sono più io
conservami solo
nella tua memoria.
non conservarmi
a fini statistici.
Non aiutarmi a sopravvivere
privato di tutto ciò che mi rende
umano
anche se ti diranno
che un Dio lo vuole.
Ma se un Dio ha potuto volermi fare
questo
e se è lo stesso Iddio
che ha voluto e accuratamente programmato
la Shoah
che organizza i massacri
le pestilenze e i flagelli
che funestano questo mondo
solo per “metterci alla prova”
e “realizzare il suo disegno
provvidenziale”
non è un Dio Buono
e probabilmente
non è neppure un Dio
ma solo la proiezione
delle loro povere menti
e tu non devi ascoltarlo.
Ascolta, ti prego, solo il tuo cuore
e il mio.
Trova in te la forza di aiutarmi.
Prendimi con te
per un ultimo viaggio
verso un Paese buono
dove capiscono che gli Uomini-albero
gli Uomini-sasso
anche se non possono esprimerlo
vogliono morire
non vogliono essere obbligati a vivere
una vita di sasso e di albero –
senza alcuna offesa
per queste rispettabili
Entità dell’universo.
E tu, amor mio, non portare
il mio lutto
non essere triste a causa mia
sappi che ci ritroveremo
un giorno o l’altro
una vita o l’altra
forse trasformati in due farfalle
o magari in due rondini
voleremo insieme
su su per i cieli
e avremo dei piccoli sempre affamati
da nutrire di insetti
e la notte ci ameremo al buio
nel nostro nido di paglia
con il cuore e con il corpo
fino a stancarci.
Amore se mi vuoi bene
uccidimi.
Soprattutto, ho avuto cura che nulla vi trattenesse
contro voglia: è spalancata l’uscita; se combattere non
volete, vi è possibile fuggire. Per questo motivo, fra tutte le
cose che ho voluto vi fossero necessarie, nulla di più facile ho
fatto che il morire. In declivo ho posto l’anima, la si trascina.
Prestate solo un po’ di attenzione, e vedrete quanto breve sia
e quanto facile la strada che conduce alla libertà. Non così
lunghi indugi ho posto per voi all’uscita, quanti al momento
in cui vi entravate – altrimenti grande signoria su di voi la
fortuna avrebbe avuto, se un uomo ci mettesse tanto a morire
quanto a nascere. Ogni momento, ogni luogo può insegnarvi
quanto sia facile disimpegnarsi con la natura e restituirle
il dono da lei fatto
Lucio Anneo Seneca Dialoghi De providentia
Troverai anche uomini che hanno fatto professione di saggezza e sostengono che non si debba fare violenza a se stessi; per loro il suicidio è un delitto: bisogna aspettare il termine fissato dalla natura. Non si accorgono che in questo modo si precludono la via della libertà? Averci dato un solo ingresso alla vita, ma diverse vie di uscita è quanto di meglio abbia stabilito la legge divina. 15 Dovrei aspettare la crudeltà di una malattia o di un uomo, quando posso invece sottrarmi ai tormenti e stroncare le avversità? Ecco l’unico motivo per cui non possiamo lamentarci della vita: non trattiene nessuno.
Lucio Anneo Seneca Lettere a Lucilio Lettera 70
La vita, se ti manca il coraggio di morire, è una schiavitù…
La vita è come una commedia: non importa che sia lunga o breve, ma che sia ben rappresentata. E’ indifferente il luogo dove cesserai di vivere. Concludi la tua vita dove vuoi, purchè ponga a essa un nobile suggello.
Lucio Anneo Seneca Lettere a Lucilio 77,15ss
Nella città di Marsiglia si custodisce pubblicamente un veleno preparato con la cicuta,che viene offerto a chi davanti ai seicento (questo è il nome del senato) dichiara il motivo per il quale intende darsi la morte. Prima si svolge un’inchiesta, condotta con spirito di tolleranza, che non consente di uscire dalla vita alla leggera e offre a chi vuole andarsene per fondati motivi una rapida via di morte.
Così quelli che hanno sperimentato una fortuna o troppo avversa o troppo favorevole (l’una e l’altra possono spingere al suicidio, la prima nel timore che continui, la seconda nel timore che ci abbandoni) hanno la possibilità di terminare la loro vita con una fine riconosciuta giusta.
Valerio Massimo Detti e fatti memorabili II,7
Questa volta, per questo articolo, ho voluto fare un passo indietro e lasciare spazio e voce a Chi, prima di me, meglio di me si è espresso a proposito di questo argomento che turba le coscienze di tutti, ma che è impossibile non prendere in considerazione nella nostra esistenza, come è impossibile non prendere in considerazione la nascita e la morte, traguardi irrinunciabili, nel mezzo dei quali si sviluppa e si esplica la vita.
Ho voluto porre per prima la frase di Piergiorgio Welby che, nella sua lapidaria semplicità, riassume tutto il discorso sulla essenza della morte e la cui umanissima vicenda ha commosso tutti, credenti e non, ma che non ha impedito a chi professa il perdono, di non perdonare.
E proprio la sua vicenda, proprio il rifiuto della Chiesa cattolica, per bocca e volontà del Cardinale Ruini, di concedere a un suo figlio che li desiderava, i funerali religiosi, ha comportato una piccola, forse per altri insignificante, conseguenza personale, ma che mi onoro di citare: mi sono sempre dichiarato assolutamente laico ed agnostico, in privato. La vicenda di Piergiorgio Welby mi ha obbligato moralmente a sbattezzarmi, ossia a chiedere e ottenere, per mano dello stesso Cardinale Ruini, la annotazione, nel mio atto di battesimo, di non voler più far parte della Chiesa cattolica. Un atto minimo, insignificante, ma per me e per la mia coscienza, importante.
Il Giuramento di Ippocrate, il giuramento che tutti noi medici abbiamo pronunciato, con voce tremante per l’emozione, al conseguimento della Laurea, al momento di entrare nella nostra professione, il giorno in cui “nova incipit vita Medicinae dicata”, come recitano le sue parole, professione che ci vede tutti chiamati in prima linea, riguardo al problema dell’eutanasia, il giuramento proibisce esplicitamente a noi medici di somministrare la morte ai pazienti, anche se una buona morte, una morte pietosa, come significa la parola, per liberarli dalla sofferenza alla quale non sappiamo porre rimedio.
Personalmente ho deciso di oppormi in tutti i modi a questo impedimento e faccio parte del movimento che in tutto il mondo si batte per il riconoscimento legale dell’eutanasia e di ciò che è ad essa correlato, in Italia la associazione “Libera uscita”. In Spagna “dmd” “diritto a morire con dignità”.
Spesso problemi di ordine morale ci appaiono astratti e legati solo al territorio di dispute ideologiche, fin quando non occorre qualcosa che ci tocca da vicino, che ci investe personalmente, che ci obbliga a prendere posizione, da una parte o dall’altra, inequivocabilmente.
Nella nostra Italia, a causa, ritengo, di incomode, ingombranti “presenze”, siamo ben lontani da un discorso serio, laicamente sereno, maturo sul tema dell’eutanasia, ma considero già un grande passo avanti sul piano della coscienza morale e della libertà personale di ciascuno di noi, il discorso sul Testamento biologico, aperto e sostenuto dalla Fondazione Veronesi www.fondazioneveronesi.it
che ha pubblicato sul proprio sito un modello da compilare in triplice copia di cui consegnare una ad un notaio