Strano periodo il Natale; si festeggia e si commemora una nascita e contemporaneamente si decretano delle morti.
Essendo un inguaribile anticipatore, appartenendo a quella schiera di persone che amano giungere in anticipo agli appuntamenti ed attendere, piuttosto che farsi attendere che amano prevenire e prevedere piuttosto che essere colti alla sprovvista e che amano piuttosto preoccuparsi (nel senso etimologico naturalmente di occuparsi prima) che trovarsi impreparati, da tempo, come d’altra parte tutti gli anni passati, avevo iniziato a compilare la fatidica lista di persone a cui è d’obbligo fare il regalo di Natale (le Persone a cui mi è gradito farlo, naturalmente poche, non hanno bisogno di essere ricordate per il burocratico tramite della lista) e successivamente ad essa, seconda in ordine di importanza e di impegno esistenziale, ma molto più lunga per gli appartenenti di diritto e questa, la analoga lista delle persone cui è d’obbligo inviare il dignitoso cartoncino di auguri con la pedissequa frase di circostanza a volte imprudentemente spiritosa e al contrario rispettosamente seria, a seconda del personaggio cui è indirizzata, comunque in ogni caso non sentita, non meditata, non dettata da una spontanea volontà, ma piuttosto dallo insopprimibile dovere di assolvere un obbligo cui non si può sfuggire.
Per analogia mi vien fatto di pensare che anche l’obbligo di prestare il dovuto servizio militare viene sancito da una analoga cartolina spedita da chi di dovere e ricevuta dal destinatario, con analoga imperscrutabile precisione.
Eppure al servizio militare si può opporre ora il baluardo dell’”obiezione di coscienza”, del diritto di rifiutare l’obbligo di imbracciare le armi, contro chi non è dato sapere, per motivi di coscienza personali ed assolutamente insindacabili.
Al Natale no; non è possibile opporre una obiezione di coscienza, non è possibile cercare vallo tra noi e Lui, che ci protegga, ci salvaguardi, ci sottragga, per quanto è possibile, a questa invasione di luci, colori, musiche, immagini, ma anche ricordi non sempre, e non per tutti lieti e felici come dovrebbero essere o forse tutti vorremmo che fossero.
Quello che anche il rigido regolamento militare sancisce e permette, con il Natale non è concesso; ma poi quale obiezione di coscienza sarebbe legittima ed umanamente accettabile per sottrarsi alla “festa dei bambini”, al giorno in cui “siamo tutti più buoni”, al giorno in cui anche le armi tacciono in tutti i fronti, in cui i nemici che si sono confrontati ed affrontati fino al giorno prima, ritornano, anche se solo per poche ore, “amici”, in cui i criminali smettono di commettere omicidi, compiere rapine, meditare stragi e si riuniscono con i poliziotti sotto un ideale Albero, e si scambiano i doni che si sono recati l’un l’altro?
Solo uno spirito malvagio, cinico allo inverosimile, come neppure la fantasia più crudele riuscirebbe ad immaginare, potrebbe esercitare questa “obiezione di coscienza”, di una coscienza più fredda del ghiaccio.
Scartata quindi l’idea inaccettabile delle obiezioni di coscienza sono tornato, con spirito rassegnato e contrito alla compilazione della lista dei fortunati destinatari dei miei cartoncini di auguri e assorto nell’arduo quanto responsabile compito di non dimenticare e non tralasciare nessuno degli aventi diritto, sono stato colpito, fulminato, impietrito dalla imprevista quanto paralizzante consapevolezza dell’enorme potere, della inimmaginabile potenza, della insindacabile ed incontestabile autorità che in quel momento e con quali attimi autoconferivo e mi auto – interrogavo, “de facto”, ma forse non “de iure”.
Alcuni “nomi nuovi” erano inseriti per la prima volta nella lista, ognuno con motivazioni diverse e per meriti speciali analoghi a quelli che accompagnano le attribuzioni di onorificenze o addirittura il conferimento di titoli nobiliari i quali permettono ai legittimi possessori di entrare a far parte di un Empireo solo a pochissimi riservato e concesso.
Ma altri nomi, che invece avevano fatto parte, alcuni anche per anni, di analoghe liste precedenti, rivisitate regolarmente ad ogni scadenza natalizia, sparivano invece definitivamente, condannati da una sentenza senza appello e senza clemenza, cancellati brutalmente da un tratto di penna, un rigo appena, che si abbatteva come la mannaia di una ghigliottina rivoluzionaria, sulle lettere dell’alfabeto che, organizzate secondo un ordine preciso ed una sequenza costante ed immutabile quanto individuale, formavano il simbolo della identità di esseri umani corrispondenti. Ma perché tale crudeltà, tale rigore giuridico, tale determinazione punitiva insensibile ad ogni invito alla clemenza tanto più suadente nell’approssimarsi del Natale?
I malcapitati incorsi nella giusta pena, di essere da me deprivati, per sempre, dall’agognato quanto ambito cartoncino di Natale, perché di giustizia si trattava non di vendetta, erano coloro i quali a mio insindacabile ed imperscrutabile giudizio si erano macchiati di gravissima colpa, inadempienza, omissioni, tradimenti, atti di egoismo, vigliaccheria, mancanza di fedeltà alla parola data, laidi compromessi e infine di perdita o meglio di rinuncia volontaria alla propria umana dignità.
Tale pesantissimi reati, secondo il mio codice morale, rendevano di fatto assolutamente impossibile la permanenza dei loro artifici, nella elitaria quanto esigentissima lista suddetta, degli aventi diritto a tale ambito privilegio, e così un semplice tratto di penna, un rigo di inchiostro nero tracciato con mano decisa, cancellava i rei, materialmente dall’elenco, ma, fatto ancor più grave, idealmente dalla mia memoria, dai miei pensieri, dalla mia intimità profonda, dalla mia esistenza, condannandoli all’oblio o meglio al “non essere”.
In un subitaneo quanto immediatamente ricacciato e represso “delirio di onnipotenza” mi sono sentito per un attimo l’Angelo sterminatore, l’emissario di Dio che con un piccolo cenno della spada di fuoco condanna alla dannazione eterna o al contrario eleva al cospetto del Signore; altrimenti mi sono immaginato come un ipotetico Noè che sceglie e decide chi è degno di salire sull’Arca e quindi salvarsi dal Diluvio universale e chi invece, rimanendo sulla terra è irrimediabilmente destinato a perire. Bene e Male, Giustizia e Ingiustizia, Amore e Malvagità, Essere e Non Essere…………quante dicotomiche categorie umane possono essere regolate e risolte dal semplice invio di un cartoncino di auguri di Natale. Nonostante gli immensi sforzi e la più sincera ed operosa buona volontà al Natale non si può proprio sfuggire, non ci si può sottrarre, non ci si può privare di questa ineluttabile puntuale ricorrenza che con cronometrica precisione torna ogni fatidico anno a ricordarci che siamo stati bambini: che siamo stati spensierati, che abbiamo scritto le letterine a Babbo Natale al quale ci ostinavamo a credere, che abbiamo fatto proponimenti seri di essere più buoni, che avevamo o credevamo di avere una famiglia che gioiosamente si riuniva al completo in occasione di questa festa, con la spontanea e sincera felicità di rivedersi tutti, di riabbracciarsi, di sorridersi, di scambiarsi i regali sotto l’Albero, di scoprire che ci si voleva bene.
Ora bambini non lo siamo più, a Babbo Natale non crediamo più e con Lui a tante altre cose assieme; abbiamo scoperto con dolore, nostalgia e delusione che era purtroppo tutta una recita, una finzione una “sceneggiata napoletana” non si sa ancora se per noi bambini, o per loro stessi adulti.
Eppure Natale torna sempre, fatidico puntuale incurante di tutto ciò e delle nostre preghiere, delle nostre speranze, dei nostri desideri, a ricordarci, a rammentarci a renderci consapevoli, che bambini non lo siamo più, che il tempo delle illusioni e delle speranze è irrimediabilmente trascorso e che “le sceneggiate” oggi siamo noi a recitarle per i nostri bambini, se li abbiamo, altrimenti ci è negata anche quella.
Ma Natale si porta con sé come corollario, come ghirlanda di cui è ornato, come sintomi di accompagnamento a quello principale, come effetti collaterali, di una già amara medicina, altre ricorrenze, altre date importanti, altri giorni particolari da ricordare e che è impossibile dimenticare, nonostante gli sforzi: Capodanno, San Silvestro, Santo Stefano, la Befana, ma uno fra tutti mi è invece caro da rammentare e mi suscita emozione e commozione ogni volta che la mente corre ad esso.