Stress

Il termine stress, (dall’inglese distress= tormento), fu coniato dal medicoaustriaco Hans Seyle, il quale, trasferitosi dalla sua patria, prima negli Stati Uniti e poi in Canada, vi condusse importanti ricerche sulle reazioni cui va incontro l’organismo, quando è sottoposto a stimoli che turbano il suo equilibrio.

Tali stimoli, che egli chiamò stress, in quanto all’inizio si occupò soprattutto di quelli negativi, provocano nell’organismo, che vede minacciato il suo equilibrio, una reazione sempre uguale e costante, qualunque sia lo stimolo che la può aver provocata e che è dí “allarme “prima, di “all’erta”, di “attivazione” e poi, successivamente, in una seconda fase, di “difesa”, o meglio di”adattamento” allo stimolo.

Vediamo di spiegarci meglio. Se io, essere umano, mi trovo esposto ad uno stimolo, che può essere costituito dal semplice freddo, o viceversa caldo, troppo elevati per il mio benessere, ma anche un trauma fisico che mi reca dolore, una frattura, una malattia, dalla semplice influenza alle più pericolose e minaccianti anche la vita, oppure un trauma psichico, un dolore dellíanimo, un lutto, una delusione affettiva, una delusione sul lavoro, il responso del medico che mi annuncia una grave malattia, il mio organismo reagirà sempre alla stessa maniera, quella prima indicata, ossia all’inizio si porrà in uno stato di massimo allarme, di massima all’erta (prima fase) e poi (seconda fase) cercherà di adattarsi alla situazione nuova, intervenuta a disturbare il suo equilibrio, creandone uno nuovo, che inglobi, che tenga conto, che si adatti, alla nuova condizione creatasi.

Fin qui abbiamo parlato di stimoli presenti, o passati, sia fisici che psichici, ma la stessa reazione, in due fasi, interviene, anche quando gli stimoli sono rappresentati da eventi futuri, di là da venire, che riesco a prevedere, o solamente che temo.

Poniamo il caso di un esame da sostenere di qui a breve, oppure di un concorso, o di una visita dal dentista, già programmata, o di un intervento chirurgico, ma anche di un ipotetico tracollo finanziario, una malattia, la morte.

Qui si tratta d’ eventi, di stimoli, che io prevedo e temo, o ritengo probabili, o solo possibili, ma che mi provocheranno, o potrebbero causare in futuro, appunto, stress, turbando il mio equilibrio, per dirla con Seyle, ed ai quali reagisco in anticipo con quel tipo di reazione in due tempi che abbiamo prima descritta.

Ma gli eventi responsabili di stress, sono sempre necessariamente, assolutamente, inevitabilmente negativi?

Per fortuna no, anche se purtroppo nella vita, gli eventi capaci di turbare il nostro equilibrio, sono numericamente più rappresentati, nel gruppo dei negativi, di quanto lo siano in quello dei positivi, ma per consolarci esaminiamone qualcuno, al positivo naturalmente.

Un primo appuntamento con la ragazza di cui sono segretamente innamorato, la successiva dichiarazione di amore, il matrimonio, ma anche in ambito meno romantico, la partenza per le vacanze, un viaggio, da tempo desiderato ed ora finalmente sul punto di realizzarsi, l’acquisto della nuova auto, o di una nuova casa, un regalo inatteso, la chiusura della scuola. Sono anch’essi eventi che vengono a turbare un mio equilibrio ed ai quali reagirà, come abbiamo visto, sempre in due tempi, o fasi, di “allarme”, dapprima e poi di”adattamento” alla nuova condizione prodottasi, nell’intento di ricreare un nuovo equilibrio, poichè quello precedente era stato distrutto, interrottto dall’ evento intercorso.

Queste due fasi, di allarme prima e poi di adattamento, come le abbiamo descritte, corrispondono e sono permesse, da profonde modificazioni biochimiche, ormonali, vegetative, metaboliche, che a nostra insaputa si verificano entro di noi e che coinvolgono l’organismo intero, quando ci troviamo in tali circostanze di stress. Tutto ciò comporta una fatica, un dispendio di energia, in poche parole un lavoro, per il nostro organismo, il quale, lo ripeto, si trova costretto dalle circostanze, buone, o cattive, presenti, o future, a ricreare un nuovo equilibrio, che non sarà mai, certamente, identico a quello precedente, essendo intervenuti dei fatti nuovi a turbarlo.Un po’ come quando, mi si consenta il paragone, l’ostrica molestata da un granello di sabbia che è penetrato al suo interno, gli costruisce attorno una perla, per non essere infastidita e ricreare quindi una condizione di benessere internoQuindi, in questa reazione allo stress, seppur faticosa e laboriosa, è da vedere un evento positivo, utile, necessario, indispensabile, per permettere, attraverso le due fasi in cui la abbiamo distinta, all’ organismo di ricrearsi un nuovo equilibrio, una nuova omeostasi, come si direbbe in termine tecnico.

Ma se gli stimoli responsabili di stress si prolungano oltre misura, se durano troppo a lungo, se stimoli sempre nuovi si aggiungono, si sovrappongono ai primi? Allora lo sforzo, il lavoro che l’organismo è costretto a compiere, potrebbe divenire insopportabile, allora le energie potrebbero venir meno, allora alle due fasi positive, come abbiamo visto, potrebbe subentrare una terza fase, invece negativa, dannosa, patologica, quella dello “scompenso”, dello “esaurimento”

In questa, le capacità di adattamento di un organismo troppo, e troppo a lungo sollecitato, vengono meno e si entra nella patologia, come quando un elastico, tirato dai due estremi, si allunga fin che può, ma oltre un certo limite, si rompe.

Cosa avviene in tale spiacevole circostanza? L’organismo si ammala. Se la malattia, lo stato di sofferenza si manifesta prevalentemente sul versante fisico, somatico, allora si parlerà di malattie psicosomatiche, che tratteremo a parte e nelle quali disturbi fisici sono provocati in toto, o solamente in parte, da problemi psichici.

Se invece la sofferenza dell’organismo, sottoposto a stimoli troppo intensi e soprattutto troppo prolungati, si manifesta prevalentemente in ambito psichico, allora si tratterà di quella patologia che noi psichiatri chiamiamo “depressione”, ma che nel linguaggio comune viene spesso detta “esaurimento nervoso”, facendo specifico riferimento alla causa che evidentemente la ha provocata, l’esaurimento delle energie, appunto.

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